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Lei mi parla ancora

È il nuovo film di Pupi Avati che ha debuttato su SKY Cinema lo scorso 21 aprile riscuotendo un grandissimo successo daparte del pubblico.
Il film è tratto dal romanzo Lei mi parla ancora - Memorie edite e inedite di un farmacista, scritto nel 2016 a 95 anni da Giuseppe Sgarbi. La trama racconta di un anziano farmacista rimasto vedovo dopo sessantacinque anni di matrimonio. I ricordi della sua storia con la moglie riaffiorano in lui con lucidità e ricchi di dettagli. La figlia dell'uomo, una nota editrice, decide di assumere uno scrittore affinché scriva un romanzo sulla vita dei genitori basandosi sui ricordi del padre.
Stefania interpreta la moglie di Nino, Caterina "Rina" Cavallini.

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Lei mi parla ancoraLei mi parla ancora è un film del 2021 diretto da Pupi Avati.

Il film è tratto dal romanzo Lei mi parla ancora - Memorie edite e inedite di un farmacista, scritto nel 2016 a 95 anni da Giuseppe Sgarbi. La trama racconta di un anziano farmacista rimasto vedovo dopo sessantacinque anni di matrimonio. I ricordi della sua storia con la moglie riaffiorano in lui con lucidità e ricchi di dettagli. La figlia dell'uomo, una nota editrice, decide di assumere uno scrittore affinché scriva un romanzo sulla vita dei genitori basandosi sui ricordi del padre.
Stefania interpreta la moglie di Nino, Caterina "Rina" Cavallini.

Per 65 anni Nino ha amato la sua Rina, e non può smettere nemmeno adesso che lei se ne è andata: perché Rina gli parla ancora, e lui continua a parlare con lei, a porte chiuse, per non farsi sentire dai domestici e dai figli. Sarà proprio sua figlia ad inventarsi un modo per permettere al padre di parlare ancora "della Rina", commissionando una raccolta di memorie ad un ghostwriter non altrettanto bravo a far pubblicare il suo pensiero originale. Dopo un'iniziale diffidenza Nino si aprirà allo scrittore e insieme ritracceranno la grande storia d'amore fra due coniugi che si sono creduti immortali in virtù del "gran bene che si sono sempre voluti".

Pupi Avati ha girato Lei mi parla ancora, basato sul romanzo autobiografico di Giuseppe Sgarbi (il padre di Vittorio ed Elisabetta), in piena pandemia, e ha fatto di necessità virtù: certi vuoti attorno agli attori fanno il paio con l'esistenza di Nino dopo la morte della moglie, improvvisamente svuotata di senso; e dentro la storia che racconta si sente l'eco dello strazio di tanti coniugi anziani che non hanno potuto darsi l'ultimo saluto, il che ha reso ancora più difficile "accettare la mancanza dell'altro".

Come ogni artista, Avati ha imbevuto la sua storia di contemporaneità pur raccontando un passato del quale lui stesso sembra avere una disperata nostalgia molto ben incarnata da Renato Pozzetto, che in un casting controintuitivo come molti ne ha fatti Avati (da Massimo Boldi in Festival a Christian De Sica ne Il figlio più piccolo a Serena Grandi, che compare anche in Lei mi parla ancora, in Una sconfinata giovinezza) incarna benissimo un uomo con "una conoscenza ottocentesca della vita", riservato ma empatico, chiuso dentro un "magazzino vita" pieno di cose lì "per sempre", tracimante ricordi (ora non più) condivisi.

Anche il resto del cast, da Fabrizio Gifuni nei panni del ghostwriter a Chiara Caselli in quelli della figlia a Lino Musella e Isabella Ragonese (Nino e Rina da giovani), è a servizio della storia, e sono tanti i cammei degni di nota, in primis quelli di Stefania Sandrelli (Rina anziana) e Alessandro Haber (il fratello di Rina), che condividono implicitamente con Avati "un assunto cinematografico comune".

Più problematica (al di là di qualche sporcatura nel doppiaggio e della incongruenza degli accenti regionali) è la divisione dei "pesi" in sceneggiatura, cofirmata da Pupi Avati e da suo figlio Tommaso: la prima mezz'ora infatti è dedicata al presente e alle reciproche esitazioni di Nino e lo scrittore ad imbarcarsi nell'avventura di raccontare una vita intera. Poi però quella vita è ricostruita in fretta, scegliendo sì gli episodi salienti (come il ghostwriter sa che è necessario fare), ma dedicando ad ognuno un tempo troppo breve rispetto alla corposità della fase "espositiva" iniziale.

Stafania Sandrellio – foto Albachiara Leone

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